Fede e salute mentale: un aiuto contro il suicidio?

Fede e salute mentale: un aiuto contro il suicidio?

La fede ha un ruolo nella salute mentale? In questo articolo scientifico si parla del suo ruolo nei comportamenti suicidi.

Nell’ottobre dello scorso anno, quando ancora la pandemia da Covid-19 non era qualcosa di neanche di lontanamente immaginabile, veniva pubblicato questo articolo a cura di De Berardis et al., che analizza gli effetti delle strategie di coping religioso sul rischio suicidario nei pz al primo episodio di Depressione Maggiore (clinicamente diagnosticata, ovviamente).

Oggi, nel 2021, il neuropsichiatra infantile Stefano Vicari qui e altrove denuncia un aumento esponenziale dei tentativi di autolesionismo e suicidio negli adolescenti.

Che valga la pena scoprire quali sono le strategie di coping più efficaci per la prevenzione?

Una sintesi dell’articolo

In Religious Coping, Hopelessness, and Suicide Ideation in Subjects with First-Episode Major Depression: An Exploratory Study in the Real World Clinical Practice gli autori hanno cercato prima di trattare un argomento che, purtroppo, è di per sé poco studiato.

In particolare si sono concentrati sul rischio suicidario di pazienti depressi che fossero specificamente di religione cristiana cattolica e che non avessero mai fatto uso di psicofarmaci e nemmeno iniziato un percorso di psicoterapia.

Nella prima fase dello studio hanno proceduto alla diagnosi del disturbo e alla valutazione del rischio suicidario, usando delle scale di valutazione. Per il coping religioso, invece, si sono avvalsi di un’altra scala specifica, denominata Brief RCOPE, un questionario self-report che suddivide le strategie di coping in quelle che portano a un coping positivo e quelle, invece, di coping negativo:

  • le prime sono rappresentate da: connessione spirituale, ricerca di supporto spirituale, perdono religioso, coping religioso collaborativo, re-appraisal religioso benevolente, purificazione religiosa e focus religioso;
  • le seconde sono: scontento spirituale, re-appraisal relativo a un Dio punitivo, discontento religioso interpersonale, reappraisal demoniache e del potere di Dio.
Cosa è risultato dalla ricerca? I pazienti religiosi avevano minori ideazioni suicidarie in quanto possedevano più alti livelli di coping religioso positivo.

Le ipotesi sulla causa di questo risultato positivo, sono: la frequenza in parrocchia, le relazioni sociali, il supporto all’interno delle comunità religiose, l’impegno profuso nelle credenze religiose fondamentali e il ricorso alla religione nei momenti negativi della vita.

A quanto pare la religione/spiritualità ha anche un ruolo nel prevenire la depressione in generale, infatti, tra coloro che hanno una forte credenza c’è circa 1/4 di probabilità in meno di ammalarsi.

Fede e salute mentale

Un commento…

Vorrei fare un paio di riflessioni partendo dalla base scientifica che questo articolo mi offre:

  1. La religiosità dà effetti positivi se ci manteniamo nelle strategie di coping positivo: sostanzialmente la visione che abbiamo di Dio e come viviamo la fede può essere diverso da persona a persona e questo potrebbe sicuramente influire;
  2. Questo non significa che dobbiamo “ridurre” la fede a una strategia di evasione psicologica dalla realtà o eliminare tutte quelle tematiche di fede che possono portarci ad una riflessione più profonda su temi non propriamente “facili”;
  3. Molto importante è anche non concentrarsi solamente sugli aspetti “negativi” della fede, come divieti morali arrivando ad estremizzarli.

Quindi, come trovare un sereno equilibrio tra una fede salda e una psiche sana?

Ci vengono in aiuto diversi strumenti:

  • La formazione, sia umana (psicologica, antropologica, filosofica, ecc…), che spirituale (teologica, ecc…);
  • Il cercare aiuto quando serve: sia psicoterapia che farmaci, in quanto nella religione cattolica si sostiene che Dio guarisca, ma quasi mai con eventi straordinari (che si chiamano straordinari proprio per questo);
  • Cercare conforto nella Parola di Dio: ci sono tantissimi episodi in cui personaggi della Bibbia affrontano momenti difficili, potrebbero essere spunti da cui partire.

Una collaborazione tra professionisti della salute mentale e religiosi

De Bernardis et al. sottolineano anche come in diversi casi la collaborazione con preti ed ecclesiastici abbia reso più fruttuosi gli sforzi nella prevenzione del suicidio.

Mi trovo molto d’accordo con l’idea che la Chiesa, e in generale le istituzioni religiose di qualsiasi tipo, abbiano un ruolo (e quasi una “responsabilità”) nel perseguire salute mentale dei propri fedeli e che si possono studiare diversi protocolli per integrare la fede religiosa non sono nelle terapie ma anche per una fruttuosa crescita umana generale.

Fonti:

Se ti interessano altri articoli sulla psicologia della fede ti consiglio: Fondamentalismo religioso: riflessioni su fede e identità.

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3 risposte a “Fede e salute mentale: un aiuto contro il suicidio?”

  1. […] che cercherò di trattare il tema della depressione in qualche altro articolo (qui potete leggere un articolo su come la fede possa essere di aiuto in queste occasioni e qui 5 regole […]

  2. […] Altri studi mostrano come, in generale, la salute dei credenti sia migliore di quella dei non credenti… ma per i dati vi rimando al post di Lucia che, come anche io, esprime comunque delle riserve sulla effettiva scientificità degli studi. Del resto essi sono stati criticati in tal senso anche dalla comunità scientifica. Forse non sapremo mai, per limiti metodologici, se la preghiera funziona davvero o no e forse ai credenti non interessa davvero la risposta della scienza, ma è sicuramente bello che essa tenti di rispondere anche a queste domande, perché può portare sicuramente a riflettere su quanto implementare la spiritualità nella cura possa essere importante. Di questo ho parlato anche in questo articolo: Fede e salute mentale: un aiuto contro il suicidio? […]

  3. […] Fede e salute mentale: un aiuto contro il suicidio? – studio svolto su pazienti con depressione; […]

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